Nelumbo nucifera
Nomi sanscriti: Kamalā, Kamal, Padmā, Puṣkara, Jalajanman o Ambujanman
Fiore di Loto
Chiamata anche Loto indiano o Loto sacro.
È una pianta perenne acquatica, come ricorda uno dei suoi nomi sanscriti Jalajanman o Ambujanman che significano “nata nell’acqua”.
Appartiene alla famiglia delle Nelumbonaceae ed è originaria dell’Asia. Oggi è coltivata principalmente in India e in buona parte del sud dell’Asia.
Il suo habitat ideale è quello delle acque stagnanti e dei fiumi calmi delle pianure alluvionali e delle aree del delta, in aree temperate e tropicali.
Nell’intera pianta sono presenti vari alcaloidi tra cui nuciferina, neferina, lotosina, isoliensinina, e flavonoidi, antiossidanti naturali, come quercetina e isoquercetrina.
Nei fiori sono presenti diversi flavonoidi, come quercetina, luteolina e kaempferolo e i loro glicosidi come la robinina.
Il Loto viene utilizzato nella medicina tradizionale ayurvedica e cinese per prevenire e curare numerosi disturbi.
Tra le varie proprietà per uso topico e cosmetico segnaliamo quella antinfiammatoria, antimicrobica, antiossidante, astringente (grazie alla presenza dei tannini).
Inoltre alcuni studi hanno messo in evidenza la potenzialità illuminante e pro-age del Loto come principio attivo in cosmesi.
Simbologia
Simbolo di rinnovamento spirituale, con le radici che crescono nel fango e i suoi fiori meravigliosi che spiccano sull’acqua, il fiore di Loto è una delle piante più sacre in India.
Simboleggia la purezza, mentale e corporea. È un fiore associato alla meditazione.
È un simbolo importante per il Buddhismo e l’Induismo, in quanto rappresenta il raggiungimento dell’illuminazione, della consapevolezza.
E, chiudendosi alla sera e rimostrandosi al mattino in tutto il suo splendore, il Fiore di Loto rappresenta anche la rinascita, la capacità di superare le difficoltà e di ricominciare ogni giorno a vivere.
Questo fiore ha molte analogie con la condizione umana: nonostante viva nel fango, trova sempre la forza di emergere per mostrare la sua bellezza.
È legato alla dea induista della bellezza e della fortuna Lakṣmī. Nell’iconografia classica, la dea sta in piedi o seduta su un piedistallo di Loto, a simboleggiare la stabilità e la verità. Rappresenta anche il contatto con l’elemento acqua e con la vita portata dall’acqua (anche Lakṣmī nasce dalle acque).
Inoltre la dea reca in una o in due mani un fiore di Loto e al collo porta una ghirlanda di fiori di Loto a simboleggiare la purezza, la conoscenza di sé e la liberazione spirituale.
Per questa associazione tra il fiore e la dea, Lakṣmī viene anche chiamata Padmā o Kamalā, i nomi sanscriti del Loto. Tra i vari nomi di Lakṣmī, ben 8 fanno riferimento al Loto.
Curiosità
- I semi prodotti dal Loto finiscono nell’acqua. Alcuni germinano subito, ma la maggior parte viene mangiata dalle specie acquatiche. Alcuni però sopravvivono dormienti e, nelle giuste condizioni, si aprono, si reidratano e germinano.
- I semi dormienti possono rimanere attivi per lungo tempo. I più antichi semi dormienti sono stati ritrovati nel Nord della Cina e datati con il carbonio14 a 1400 anni fa circa. Dopo averli idratati, sono germinati.
- Il Loto è commestibile in ogni sua parte ed è presente in vari piatti della cucina del sud dell’Asia. Il rizoma contiene circa il 30% di amido, quindi risulta simile a una patata.
- Con il Fiore di Loto spesso si realizzano delle tisane molto aromatiche o si aromatizzano le foglie di tè.
Āyurveda
Rasa (sapore): dolce (madhura), amaro (tikta), astringente (kaṣāya);
Vīrya (natura/potenza): śīta (fredda/rinfrescante)
Vipāka (effetto post digestivo): dolce (madhura);
Guṇa (qualità): laghu (leggero), snigdha (untuoso), picchila (appiccicoso/opaco).
Doṣa (effetto sui dosha/umori): bilancia Vāta e Pitta, aumenta Kapha se in eccesso.
Per la Carakasaṃhitā (Sūtrasthāna, IV), il Loto è una pianta Varṇya, ossia che illumina e promuove un colorito sano, mantenendo la bellezza della pelle.